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Terenzio Mamiani e la fonte di S. Angelo

Autore: ekos - Caricamento fatto il: 2021-01-31 21:24:43

Da tempo, credo per via di questa pandemia, mi sembra di essere più legato alla storie e ai luoghi che alle persone in carne e ossa. Oggi cercherò di raccontare, grazie a poche righe di una lettera scritta circa 200 anni fa, quale sia il legame che le persone stringono con i luoghi importanti e ricchi delle propria giovinezza. L'argomento pare scontato, ma è interessante notare come questo succeda anche per uomini straordinari, dal vissuto non comune, veri cittadini del mondo.

Ma prima un po di storia. E' noto come nel 1500 il duca di Urbino consegnò il feudo di Sant'angelo in lizzola alla famiglia Mamiani, che lo governò per diversi secoli.
 
Uno dei più famosi personaggi di questa famiglia, Terenzio Mamiani nacque nel 1799. Erano periodi particolari della storia d'Italia. Negli anni successivi, i moti rivoluzionari accenderanno le città della nostra penisola. In maniera disorganizzata e osteggiata da Austriaci, le voci che inneggiavano all'unità d'Italia erano sulla bocca dei giovani non allineati di quel periodo. Terenzio Mamiani fu uno di loro. Sin dai suoi studi a Pesaro e Roma, partecipò in modo attivo ai moti risorgimentali. E per questo fu esiliato nel 1831 prima in Francia, dove a frequentò filosofi, letterati, poi a Genova e infine intorno al 1848 riuscì a rientrare a Roma. Durante quel periodo, Mamiani fu investito del ruolo di Ministro dell'Interno nello Stato pontificio. In seguito divenne Ministro dell'istruzione nel primo governo del Regno d'Italia nel 1861, poi Ambasciatore in Grecia, Senatore a vita, Vicepresidente del Senato e fino alla sua morte ebbe la cattedra come professore di filosofia all'Università di Roma. Il Consevatorio Rossini di Pesaro fu voluto proprio da Terenzio Mamiani. Insomma, non c'è che dire, un concittadino di cui andare fieri. 

Ebbene, nonostante tutta questa gloria, è bello riportare queste sue righe scritte al fratello Giuseppe nel 1841 quando si trovava in esilio a Parigi. Egli stesso le descrive come una sciocchezza, ma bene ci fa capire quale sia il valore di certe storie e luoghi, di quanto possa essere convincente un sentimento come la nostalgia:
 
vi farò ridere forse a dirvi che uno dei desideri che ho riposto nell'animo è di rivedere, indovinate?... Sant'Angelo e gli alti pioppi che fronteggiano nella discesa che va alla fonte. Così è fatto l'uomo.
 
Nella stessa lettera, esorta il fratello a raccontargli delle vicende di Sant'Angelo. Nonostante le sue attività e le sue ampie vedute, stupisce pensare come egli fu tanto interessato a queste colline lontane e decentrate.

E questo è anche un segno, che ci fa pensare all'importanza di Sant'Angelo in lizzola come centro culturale e storico di quel periodo. E di come per certe persone, nonostante le vicende della vita, rimanga stretto e profondo il rapporto con la bellezza vissuta nella giovinezza 
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