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Per gli antichi sentieri di Montegaudio

Autore: ekos - Caricamento fatto il: 2020-06-21 15:48:12

di Pier Roberto Renzi:
 
Sabato pomeriggio mi sono addentrato nuovamente per sentieri alla ricerca di qualche traccia legata agli aneddoti del passato tramandati dalle persone più anziane della zona...
I più giovani probabilmente non sapranno che via Farneto a Montegaudio, che si trova poco prima di giungere all'officina De Marchi, partendo da Sant’Angelo in Lizzola con direzione Montegaudio, un tempo veniva chiamata la “Sulfanara". Questa strada veniva un tempo assiduamente frequentata dalla popolazione locale, come via di collegamento tra Montegaudio (bassa) e il Farneto. Sempre questa strada veniva utilizzata anche da chi proveniva da Sant'Angelo in Lizzola e Montecicardo, in quanto era relativamente pianeggiante e quindi comoda per le persone di quei tempi che non avevano a ancora disposizione dei mezzi di trasporto "motorizzati" e quindi prediligevano l'utilizzo di sentieri immersi nel verde della campagna che ne favorivano e velocizzavano la circolazione, gli scambi culturali e commerciali.
 
All'epoca al Farneto si svolgeva ogni anno una festa che attirava tantissime persone. Via Farneto è in pratica un ondulato e ingobbito segmento stradale lungo appena 2 km, nel quale oggi, soltanto la prima parte è asfaltata per poi trasformarsi rapidamente in un sentiero in terra battuta e poi diventare un sentiero appena tracciato sull'erba ormai fiorente e rigogliosa. Questa strada sulla parte finale si collega poi a via Montalbullo che come sappiamo conduce al Farneto. Per poterla fare in macchina al giorno d'oggi è necessario disporre ovviamente di una buona 4x4 dato che per 3/4 il sentiero diventa particolarmente impervio e sconnesso a causa delle lavorazioni agricole. Partiamo dunque da questa via Farneto che un tempo come vi avevo già premesso veniva chiamata la “Sulfanara" e torniamo da dove siamo partiti, come sappiamo ogni storia acquista maggior senso proprio immergendosi nella sua ambientazione, in pratica, dobbiamo cerare di ampliare la dimensione esaltandone i contenuti storici, per mostrare più chiaramente le intime ragioni per cui sono nati questi toponimi, cercando magari di leggere la storia dei luoghi anche attraverso la storia dei loro nomi. Forse molti di voi non sanno che la famiglia Paci, da un tempo immemore veniva chiamata con il soprannome di Rasìn, ed è proprio una delle più antiche famiglie di Montegaudio. Addirittura qualcuno vocifera che un antenato dei Paci fosse addirittura il custode del castello scomparso di Montegaudio, ma qui purtroppo non abbiamo nessuno riferimento storico per dimostrare questa tesi. Quello che sappiamo è che Giulio Paci (1859–1930), figlio di Giovanni fu un importante pirotecnico dell'ingegneria dell’epoca, l’unico della nostra provincia di Pesaro e Urbino e a quanto pare, secondo alcune testimonianze, proprio su questa strada che un tempo veniva chiamata la “Sulfanara" aveva realizzato una cava per l’estrazione dello zolfo, che sappiamo essere uno dei più importanti elementi per la realizzazione dei fuochi d’artificio. Secondo le testimonianze di altre persone, la cava veniva invece utilizzata per l'estrazione dello zolfo grezzo che veniva invece utilizzato in agricoltura come trattamento per gli olivi, mentre quello utilizzato dalla famiglia Paci, doveva essere prima lavorato e quindi proveniva da altri luoghi. All’epoca i fuochi d'artificio ovviamente non erano proprio come quelli allegorici che conosciamo oggi, ma erano soltanto delle bombe rudimentali che producevano soltanto un forte botto. I rinomatissimi fuochi d'artificio della famiglia Paci erano infatti chiamati "le bombe" e venivano lanciati con un cannoncino e deflagrati in aria e producevano un fortissimo boato. Inoltriamoci ora per questa via Farneto.....ahimè, ieri non ho trovato su questa via nessuna traccia di questa miniera che un tempo veniva utilizzata dalla famiglia Paci per l’estrazione dello zolfo, ma da quello che sono riuscito a ricostruire con l’aiuto di Milene Iacomucci e suo marito Gabriele Giorgi, la cava era posizionata dove ora c’è invece un campo arato. Mi hanno riferito che negli anni 50’ del 900 decisero di demolire totalmente la cava per far spazio al terreno agricolo....ma sembrerebbe che esista anche una foto scattata nel 77/78 che mostri proprio questa cava. Sarebbe molto interessante trovarla e pubblicarla per cercare di non dimenticare le origini di questi toponimi e i riferimenti storici di questi luoghi…..per questo motivo chiedo aiuto a chi mi sta seguendo e magari potrebbe pubblicarla proprio qui.
Gli operai che lavoravano nella cava incaricati dalla ditta, risedevano con le loro famiglie nella casa denominata Casa Paci a Montegaudio, dove adesso vive la mamma di Gabriele Giorgi. A quel tempo la casa prima di essere ristrutturata aveva sul retro una parte più bassa dove c'erano due appartamenti e qui vivevano questi operai con le loro famiglie, tanto è vero che Gabriele ha iniziato a camminare proprio con l'aiuto di una signora che era la moglie di uno di questi operai. L’opificio dove venivano prodotti i rinomati fuochi d’artificio della famiglia Paci, rimaneva sopra la collina in corrispondenza della casa dove abita Domenico Paci con la sua famiglia, ma come quasi tutti gli opifici di questo genere, anche questo saltò in aria…chissà se esiste anche in questo caso una foto dell'opificio Paci?
Sulla via Farneto è presente a circa metà della via, una biforcazione con un altro sentiero. Questo sentiero porta alla casa del Duca. La casa veniva chiamata in questo modo perchè il precedente proprietario si chiamava Edo Del Duca. Anche in questo caso, proseguendo su questo stesso sentiero si raggiunge salendo il paese di Farneto. La casa del Duca Ä— posizionata in un punto particolarissimo! Già il Farneto é particolarmente isolato rispetto a tutti gli altri paesi della zona, ricordo infatti il famoso detto popolare: "Se t'vó veda le pén d'l'inferne t'ha da gì mal Farnét d'inverne!" Per raggiungere la casa del duca è necessario partendo invece dal Farneto scendere per un lungo sentiero, fino a raggiungere il fosso. Lì non c'è proprio nulla ed è in una posizione sperduta e a dir poco surreale. La casa del Duca, oggi diventata di proprietà di Viscardo Giorgi, rimane su una piccola piana a ridosso del fosso ed è circondata da alberi di noci, poco dopo la casa, nella parte retrostante rispetto all'ingresso è possibile ammirare un dirupo e una gola profondissima. Mi sono sempre chiesto che cosa avrà spinto a delle persone a costruire una casa proprio in quel particolare punto, così isolato e fuori dal mondo?!?! Quella gola profondissima dietro alla casa del Duca é veramente impressionante e suggestiva!!! Luigi Marchetti abitava con suo padre in una casa poco più in alto, rispetto alla casa del Duca e ricorda ancora che suo padre gli raccontava che una volta, proprio lì, in quel particolare punto, esisteva una cava. Chissà se quella gola profondissima si è formata in seguito all'estrazione dello zolfo, o di qualche altro minerale, come ad esempio il tufo (arenaria) e quella casa era stata costruita proprio allo scopo di fornire una dimora agli operai, o come rimessa per le attrezzature della cava?
 
Qui termina per il momento la nostra passeggiata in via Farneto. Stay tuned!
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